Abbiamo incontrato il dr Roberto Abundo, allievo del dr Giuseppe Corrente, con il quale condivide la professione alla SICOR di Torino limitatamente a parodontologia e chirurgia implantare. Il dr Abundo è molto conosciuto per le sue pubblicazioni e la sua attività didattica in parodontologia ma l’abbiamo intervistato su temi meno conosciuti.
Non tutti sanno che il vostro gruppo a Torino alla fine degli anni 90 è stato il primo, in Italia, ad utilizzare le membrane in PTFE denso intenzionalmente esposte. Qual è il vostro pensiero oggi?
R – Le esperienze maturate in quegli anni ci avevano portato a considerare le membrane in PTFE denso come una prima scelta in particolari situazioni. Prova ne è il fatto che nel nostro testo sulle tecniche post estrattive immediate del 2003 questo tema era ben descritto. Purtroppo questo tipo di membrana uscì dal mercato italiano proprio in quegli anni per cessazione di un contratto distributivo e non potemmo proseguire l’esperienza. E’ stata immediate la ripresa dell’utilizzo di questo dispositivo nel momento in cui è stato nuovamente disponibile in Italia con De Ore.
D – Quali sono le indicazioni principe delle membrane in dPTFE?
A nostro avviso questa membrana trova indicazione assoluta nelle situazioni in cui non sia sufficiente preservare un volume all’interno di pareti ossee integre ma occorre davvero rigenerare anche la parete vestibolare mancante per gran parte della sua estensione. Guarda un caso clinico
D – Come inserite la membrana nel sito?
R – Dopo aver creato una busta con uno scollatore lungo i margini del difetto e talora lungo i margini alveolari, inseriamo la membrana sul versante vestibolare, riempiamo il difetto con biomateriale particolato e quindi calziamo il dispositivo tra i margini gengivali residui e il piano osseo ribaltandolo sopra la beanza alveolare. Di norma una sutura a materassaio esterno incrociata, non passante per la membrana, ingabbia il tutto; a volte il perfetto adattamento lungo tutto il perimetro tra piano osseo e gengiva rende non necessario l’utilizzo della sutura.
D – Quanto tempo lascia esposta la membrana?
R – Abitualmente rimuoviamo il dispositivo a 6 settimane, un periodo persino più lungo rispetto a quanto raccomandato dai protocolli americani (4 settimane), avendo ormai esperienza dell’ottima tollerabilità per i tessuti e della minima penetrazione batterica attraverso un’area esposta davvero limitata.
D – Come mantiene pulita la membrana?
R – Il paziente è istruito ad utilizzare clorexidina in spray sull’area esposta due/tre volte al giorno al termine delle normali manovre di igiene anche sui denti contigui.
D – Utilizza da molto tempo le suture Cytoplast® in PTFE. Che cos’è che le piace di più?
R – Oltre all’ottima biocompatibilità ed alla minima ritenzione di placca anche in lunghi periodi di permanenza in sede, apprezzo molto la possibilità di regolare la tensione del nodo anche quando siano già state serrate le anse del nodo stesso. Questa caratteristica, che permette un più agevole e assai preciso management delle fasi di sutura, è particolarmente apprezzata non solo dai cultori della materia, ma anche dai neofiti che spesso trovano in questo dettaglio chirurgico le maggiori difficoltà operative.
D – In quali indicazioni impiega le suture Cytoplast®?
R – Le caratteristiche stesse della sutura in PTFE rappresentano un vantaggio in qualunque situazione clinica, ma le indicazioni principali sono rappresentate dalla chirurgia rigenerativa, parodontale e peri-implantare e dalla chirurgia plastica parodontale.
D – Usa altre suture?
R – Sono rimasto molto sorpreso anche dal comportamento del Seralene (Serag – Wiessner) che uso nei 6/0. Mi aspettavo che come polipropilene fosse rigido ma con sorpresa l’ho trovato assai morbido. Infatti poi ho scoperto che non si tratta di polipropilene ma di PVDF, un monofilamento in polivinildenafluoride della stessa famiglia del PTFE.
D – Abbiamo introdotto recentemente Seratan, il primo filo da sutura in titanio. Ci da una sua prima impressione?
R – La sua biocompatibilità è davvero altissima: in cinque giorni ho avuto modo di rilevare delle guarigioni sorprendenti! (ndr: guarda i casi clinici)
D – Oltre al suo lavoro, che si capisce che ama moltissimo, che cosa apprezza di più nella vita?
R – In primis moglie e figlia e poi, tempo a disposizione permettendo, la pittura (intesa sia come mostre/musei da visitare che come arte da praticare in prima persona) Per chi non conoscesse questo aspetto e’ possibile visitare il mio sito www.abundoart.com Inoltre, quando con la famiglia si riesce a ritagliare un periodo di vacanza non troppo breve – sempre più’ di rado in verità – mi piace fuggire a Cuba e estraniarmi per un po’ da gengive e osso…