In queste settimane è stato pubblicato su Int’l J. of Periodontics & Restorative Dentistry un suo articolo sul lembo linguale, utile per massimizzarne la passivazione. Rispetto a quando è stato sottomesso per la pubblicazione, è cambiato qualcosa?
In effetti l’articolo e’ stato presentato circa 2 anni fa ma ritengo che sia ancora estremamente attuale. Credo sia possibile un’ulteriore passivazione del lembo attraverso la rimozione del periosteo sul lembo linguale ma è un approccio che potrebbe aumentarne la sofferenza e quindi svilire la peculiarità della sicurezza della tecnica descritta. Del resto ottenere mediamente 30 mm di passivazione del lembo linguale mi sembra essere un risultato più che soddisfacente.
Negli ultimi mesi ha tenuto diversi corsi frequentati da molti colleghi. Che impressione ha avuto?
Ho notato che i colleghi spostano sempre di più l’attenzione dai materiali verso le tecniche con la consapevolezza che l’apprendimento di una tecnica, diversamente dalla scelta di un materiale, è un processo più lungo che non si esaurisce in breve tempo.
Che consiglio darebbe ai suoi corsisti?
I clinici che partecipano ai corsi sono eterogenei, da chi sta scoprendo la tecnica a chi già la esegue con successo e la vuole solo perfezionare. Di conseguenza un suggerimento può essere d’aiuto ad un collega ma irritante per un altro. Mi permetto solo di dire che chi si avvicina alla tecnica, prima di applicarla nella sua completezza, dovrebbe completare la curva di apprendimento della gestione dei tessuti molli facendo riferimento a quelle che sono le quote di passivazione dei lembi con le tecniche che si hanno a disposizione.
Si dice che per l’uomo con il martello tutto è un chiodo. Lei è molto bravo con la GBR …
Molto bravo è una parola grossa …. In questi anni mi sono dedicato molto allo sviluppo di questa tecnica per perfezionarla e renderla il più predicibile possibile.
Questo non significa che per me tutti i difetti si debbano gestire solo con la GBR. Non sono “bigotto”, ma ritengo che il saperla eseguire ci permetta di risolvere e di affrontare casi complessi, di soddisfare sempre più le esigenze estetiche dei pazienti e di avere a disposizione una soluzione in più, talvolta indispensabile, per motivare i nostri pazienti soluzioni chirurgiche a bassa morbilità.
L’anno scorso è stato in Arizona al simposio della Osteogenics, l’azienda che produce i materiali Cytoplast. Cosa si è portato a casa?
E’ stato un ottimo congresso, ben organizzato con un’eccellente rosa di relatori, che mi ha posto interrogativi e dato risposte. Mi sono portato a casa ancora un po’ di quel qualcosa che a me normalmente non manca: l’entusiasmo!
In maniera schematica, quali sono i capisaldi per ottenere una GBR di successo?
1. Pazienza
2. Conoscenza
3. Desiderio di voler risolvere le problematiche riferite ai difetti ossei piuttosto che aggirarle.
… ma la GBR non è una tecnica dipendente dalle capacità innate dell’operatore.
I risultati ottenuti riescono a essere mantenuti nel tempo?
Certo, ma a condizione che sia rigenerata anche un’importante quota di osso orizzontale, oltre che verticale, e che l’osso rigenerato sia utilizzato seguendo il protocollo del carico progressivo.
Molti colleghi sono favorevolmente impressionati dai suoi casi molto estesi ma, anche se fanno già GBR, non si spingono a tanto, quantomeno GBR verticale in associazione agli impianti. Cosa ne pensa?
Penso che fare GBR verticale preimplantare sia un approccio corretto per quanti non ottengono una passivazione dei lembi vicina agli standard offerti dalle diverse tecniche. Tuttavia ritengo che, una volta che fosse acquisita maggiore familiarità con la procedura, l’esecuzione della tecnica di GBR verticale in associazione agli impianti sia d’aiuto al mantenimento della stabilità del “complesso membrana-materiale-impianti”, alle procedure di fissazione della membrana e a ridurre la morbilità del paziente (una chirurgia in meno).
La sua esperienza con le riassorbibili?
Direi ottima per tutti quei difetti ossei le cui indicazioni prevedono l’utilizzo con successo di questo tipo di membrane.
Non credo ci siano margini di utilizzo di questo prodotto nei casi in cui siano presenti difetti ossei orizzontali e verticali importanti. Il loro limite risiede nell’impossibilità di mantenere l’architettura di ricostruzione progettata e di gestire i tempi dell’effetto barriera.
Si possono anche ottenere delle guarigioni di un difetto ma sono troppo spesso associate a spessori ossei minimi che possono subire un considerevole riassorbimento durante le fasi di carico.
La sua casistica è una delle più corpose. Le indicazioni per la GBR sono diminuite o aumentate negli anni?
Direi che sono rimaste invariate.
L’indicazione migliore per l’applicazione di questa tecnica è la gestione dei difetti ossei verticali; sicuramente è utilizzabile anche per i difetti ossei orizzontali ma in tal caso entra in “competizione” con molte altre tecniche performanti e a bassa morbilità.
Forse negli anni è cambiata la dimensione del difetto a cui applicarla in conseguenza dell’introduzione del nuovo lembo linguale che fornisce al clinico una quota di tessuto molle maggiore, utile a coprire in sicurezza difetti ossei più ampi.
Recentemente ha utilizzato enCore™ Combination Allograft, combinazione di osso omologo mineralizzato e demineralizzato. Quali sono state le sue impressioni?
Le mie impressioni ad oggi sono riferite solo alle caratteristiche “merceleogiche” del prodotto: ho osservato una ottima maneggevolezza e adattabilità al difetto e un’ ottima idrofilia. Comunque il suo razionale, di avere una componente scaffold e una più osteoinduttiva, potrebbe avere senso.
La GBR e la crisi economica?
Bella domanda!
In virtù della crisi economica un numero considerevole di pazienti che necessita di ricevere prestazioni odontoiatriche seleziona più attentamente il professionista.
Oggi il paziente è informato, non è più disponibile, come un tempo, a dover rifare le cure e non si affida più alle cure del medico conoscente ma si rivolge a professionisti che possono garantire adeguata competenza e non da ultimo proporre le cure a costi ragionevoli.
Oggi la GBR rappresenta una prestazione che ha un valore aggiunto per lo studio professionale per l’indiscutibile vantaggio di offrire prestazioni ad alta valenza clinica ed estetica, di tipo ambulatoriale, a bassa morbilità e a costi contenuti.
Secondo me la GBR in tempi di crisi economica è una grande opportunità!
La rigenerazione verticale non è una gara, ma una necessità clinica ma, per curiosità, qual’è il massimo della dimensione verticale che ha rigenerato?
Questa domanda mi mette in difficoltà… Potrei dare una misura, forse considerata anche importante, ma non sarebbe d’interesse a nessuno. D’importante c’è solo da dire che circa l’85% dei casi di GBR verticale si risolvono con incrementi di soli 5/6 mm,tranquillamente gestibili con a disposizione, mediamente, i 45/50 mm di lembi passivati!
Il Dr. Marco Ronda terrà il corso “Protocolli e lembi per gli aumenti di cresta verticali ed orizzontali nella mandibola posteriore” il 4 e 5 Maggio a Roma. Maggiori informazioni